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Poesia | L'età dell'uva di Mattia Tarantino

Pubblichiamo alcune poesie estratte dalla nuova raccolta di Mattia Tarantino, L'età dell'uva (Giulio Perrone Editore, 2021). Tra i primi a occuparci della poesia di Tarantino (Iuri Lombardi), a casa Yawp avevamo notato subito che fosse «una specie di enfant prodige» (Antonio Merola) della poesia, al punto da volerlo come collaboratore esterno in redazione - qui potete leggere una sua traduzione delle poesie di Alejandra Pizarnik, esempio di una poliedricità rara per l'età che ha. Questa prova non è da meno. Buona lettura.

Vedi, non restano che i nostri

frutti sulla tavola:

mia madre che li sbuccia; i loro

nomi che pendono dall’orlo

e cadono tra il pavimento e l’invisibile.


Ora all’uva basta un soffio per marcire

in fretta e diventare una preghiera.

*

Pare i gatti custodiscano segreti

inaccessibili: sanno, per esempio, che le ombre

abitano nei muri per difendere

la casa, il suo dialetto e tutti i nomi sussurrati a notte fonda tra le porte.


*


Bruciasse l’alfabeto rimarrebbero

intatti i segni del tuo nome.


*


VII


I morti odiano sapere

il destino di noi tutti:

è per questo che confondono

i segni che ci capitano.

*


Dammi una parola

onesta, che risolva

la brevità del mondo e delle cose;


che sia oppure indeclinabile,

sospesa nella voce a stabilire cos’è che dura e cosa non ha tempo.

© photo by Antonio Verde




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