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Racconto | Tatto

Aggiornamento: 26 dic 2019

Un giorno Francesca si è svegliata e suo marito l’ha toccata, ma lei non ha sentito niente. Daniele le ha accarezzato la pelle sotto la camicia da notte, quella di cotone che le aveva comprato durante l’ultima piccola vacanza che avevano deciso di concedersi. Francesca ricorda ancora la sensazione della stoffa morbida contro le dita e la sensazione di freschezza quando l’aveva indossata la prima volta e la maniera in cui il cotone della camicia da notte le era scivolato addosso quando Daniele gliel’aveva sfilata per scopare sul pavimento della cucina, poco prima di andare a dormire.

Francesca e Daniele sono una coppia stabile, vivono un matrimonio stabile, si dividono i compiti in una quotidianità stabile. Sono molto innamorati, come il primo giorno. Invitano spesso gente a cena, entrambe le loro famiglie vanno molto d’accordo. Le feste comandate sono dei momenti molto felici, il Natale, la Pasqua, Ferragosto, i matrimoni, le comunioni, i battesimi, sono tutti una gran festa. Francesca, Daniele e tutti gli altri si vestono bene e mangiano insieme, seduti a tavole decorate per l’occasione e poi bevono e ridono e alla fine dicono “è stata proprio una bella serata”.

Daniele le ha accarezzato la pelle sotto la camicia da notte, quella di cotone che le aveva comprato durante l’ultima piccola vacanza che avevano deciso di concedersi, e Francesca non aveva sentito niente. Si era accorta che Daniele si era avvicinato verso di lei, verso il suo lato del letto, solo quando aveva sentito il suono della sua voce molto vicino all’orecchio ma non aveva sentito il calore del suo fiato sulla pelle. Poi Daniele aveva posato la sua mano su quella di Francesca che aveva sentito le proprie dita spinte dalle dita di suo marito. Non sentiva le dita di suo marito sulle sue, mentre le stringevano piano.

Francesca fissa per qualche secondo la mano di suo marito, che tante volte aveva sentito sulla pelle, e non sente niente. Può solo guardarla. Usa gli occhi per guardare qualcosa che da quel momento in poi non potrà più conoscere sul piano fisico. Il sesso non sarà più lo stesso, la quotidianità non sarà più lo stesso, il loro matrimonio non sarà più lo stesso. Francesca, comunque, non pensa a niente di tutto ciò in quel momento.

Daniele le chiede come ha dormito e Francesca non risponde. Si volta verso Daniele e lo fissa con gli occhi sgranati e gli mette una mano in faccia. Passa dalla guancia al naso e scorre fino alla fronte. Preme sulla pelle della persona che ha toccato di più al mondo, dopo sé stessa. Daniele ridacchia imbarazzato e cerca di allontanare delicatamente la mano della moglie dal proprio viso. Francesca non sente niente.

Francesca dice Non sento niente.

Daniele le chiede cosa significhi, Che significa che non senti niente? E aggrotta le sopracciglia. Si mette a sedere mentre Francesca si rende conto che non sente più nemmeno la stoffa della camicia da notte sul corpo, il materasso che preme sulle gambe. Quando si alza si fissa i piedi perché sotto ai suoi piedi c’è il pavimento, ma Francesca non lo sente. Si mette a urlare. Vede il parquet e non sente niente. Non sa più dire se è freddo o caldo o tiepido o duro o morbido. Il pavimento non è più una sensazione che Francesca sa descrivere. Niente è più una sensazione che Francesca sa descrivere. Le dimenticherà tutte. Sotto gli occhi di Daniele, si tocca freneticamente il corpo: il viso, la testa, i seni, i genitali, le natiche. Si schiaffeggia e si mette a piangere e dice Non fa male! Non fa più male! Daniele corre giù dal letto e verso di lei. Tenta di tenerla ferma e Francesca è ancora più isterica perché Daniele è diventato qualcosa di estraneo e neutro che le è venuto a sbattere contro. Non è più una persona calda, morbida, soda, sudata. Francesca si lascia cadere e nella disperazione tenta di baciare suo marito, schianta la propria bocca su quella di Daniele, ma le sue labbra sono due pezzi di qualsiasi cosa che le sbattono addosso.

Francesca piange e sbava e perde muco dal naso, ma non sente niente che scorre sulla pelle del viso. Si divincola da Daniele e corre in cucina ad aprirsi un taglio sulla mano. Daniele le sfila il coltello dalla mano per poi lanciarlo dall’altra parte della stanza e Francesca si fissa la mano e poi la sbatte sul tavolo e guarda la macchia del suo sangue formarsi sul tavolo di legno.

Il tavolo della cucina era stato prodotto da un artigiano locale, era costato molto, era un pezzo di artigianato di valore, Francesca aveva sempre paura di rovinarlo, quindi casa sua era piena di sotto-bicchieri, tovagliette, tovaglioli che avrebbero impedito alle stoviglie di rovinarne la superficie. Quando i loro amici cenavano da loro, Francesca stendeva sulla tavola costosa la tovaglia che sua madre le aveva regalato qualche tempo fa, in nessuna occasione particolare. Era una tovaglia chiara, decorata con fiori di colori chiari e ricami chiari.

Daniele prende un canovaccio umido e lo preme sulla mano ferita di sua moglie, che si siede su una sedia. Fissa la macchia di sangue sul tavolo.

Daniele chiama la guardia medica e l’operatore dall’altra parte del telefono gli fa una lunga serie di domande, chiede se sua moglie ha preso determinati medicinali, se ha determinate patologie e Daniele risponde sempre di no. Francesca è sempre stata in salute, non ha preso medicinali di nessun tipo nelle ultime due settimane, non soffre di nessun tipo di patologia né fisica né mentale. La guardia medica ripete per l’ennesima volta Signore, lei è sicuro che sua moglie abbia perso il tatto? E Daniele risponde per l’ennesima volta Sì, ne sono pienamente sicuro. Si è appena tagliata con un coltello da cucina e non ha sentito niente. Poi implora La prego mi dica che cosa devo fare e anche Credo che sia in stato di shock. Francesca continua a sfregarsi le mani allargando le macchie di sangue sulle stesse e non smette di dire Non sento niente, non sento niente, non sento niente.

Dopo venti minuti di conversazione con l’operatore della guarda medica, Daniele riesce a far infilare un paio di scarpe a sua moglie, a farle indossare una giacca e a portarla in auto per accompagnarla in ospedale. Una volta arrivati, l’infermiere che si occupa di ammettere i pazienti nel pronto soccorso rimane interdetto ma poi lascia entrare Francesca, che però dà di matto quando si rende conto che Daniele non può entrare insieme a lei, cerca di divincolarsi e ricomincia a piangere. Per sei ore Francesca non ha notizie di Daniele e Daniele non ha notizie di Francesca e quando viene dimessa con in mano un foglio pieno di tutti i risultati delle analisi che le erano state fatte, Francesca sembra quasi tornata in sé. Le erano stati somministrati dei calmanti e le era stato permesso di riposare grazie agli stessi mentre i medici facevano tutti gli esami possibili. Era comunque ingobbita e spaventata, ma quando Daniele l’aveva abbracciata lei non aveva iniziato a urlare. Si era limitata a fare una smorfia che esprimeva qualcosa che superava di molto la sensazione di disagio che si prova quando ci accade qualcosa di spiacevole e aveva chiesto a suo marito di portarla a casa.

Daniele le aveva chiesto Cosa ti hanno detto? Cosa dobbiamo fare adesso?

Francesca aveva bisbigliato Dobbiamo andare da uno specialista e poi era salita in macchina. Quando Daniele si siede al posto di guida, Francesca gli dà il foglio della dimissione, dei risultati degli esami e qualsiasi altra cosa fosse scritto sui pezzi di carta che gli avevano messo in mano gli infermieri e medici del pronto soccorso che erano impazziti e si erano messi a parlare in maniera concitata correndo a destra e a sinistra, confusi all’idea di una persona che all’improvviso, un mattino, si era svegliata e aveva smesso di reagire al caldo, al freddo, al dolore e al contatto con qualsiasi tipo di superficie, viva o inanimata.

Ipoestesia era il termine che i medici avevano usato per descrivere la condizione di Francesca, che però non aveva lesioni al sistema nervoso. Le analisi del sangue, delle urine, le ecografie, tutti gli altri esami che le erano stati fatti davano risultati nella norma. Anche tutti gli specialisti che aveva visto erano rimasti basiti davanti al fatto che i sintomi non avevano una base né genetica, né nervosa, né patologica. Francesca non aveva il cancro, una patologia ereditaria, niente. L’avevano manipolata in ogni maniera, mente lei teneva gli occhi chiusi e faceva fatica a capire dove i suoi arti stessero andando, gli avevano somministrato farmaci, fatto tac e lastre di ogni tipo e niente aveva dato il più piccolo indizio. Tutto era nella norma, tranne il fatto che l’interezza del corpo di Francesca non rispondeva più agli stimoli termici, tattili e traumatici.

Francesca non esce più di casa. Ha sviluppato un disturbo dell’ansia e soffre di depressione ed è molto vicina ad avere il suo primo crollo nervoso, o almeno così dice il suo psicoterapeuta, che la visita in casa ogni giovedì. Francesca lo  attende in cucina. Mangia molto poco e solo quando ha tanta fame da avere i crampi, di solito intorno alle tre del pomeriggio e intorno alle tre di notte, mangia uno yogurt, perché non deve masticarlo. Ha perso molto peso e Daniele non sa come aiutarla. Dice che vederla distruggersi così lo distrugge di conseguenza.

Daniele non torna a casa subito dopo aver staccato dal lavoro, come faceva prima. Si ferma a bere in un bar che frequentava con degli amici che ormai non frequenta più da tempo, perlomeno non come prima. Quando li incontra si scambiano parole amichevoli, ogni tanto si sentono per telefono. Niente più di questo. Al bar beve una birra e poi torna a casa a piedi, perché lavora vicino a casa e non ha bisogno di arrivarci con la macchina. Quindi beve.

Francesca non sente più niente e Daniele ha paura che sua moglie finirà per uccidersi, invogliata dal fatto che non sente dolore. O fa finta di non sentire dolore. Daniele ha cominciato a dubitare di Francesca e non sa come smettere.

Francesca si siede la sera sul letto e non ricorda più qual è la sensazione di morbidezza del materasso sotto alle gambe e non ricorda più qual è la sensazione delle mani di suo marito sui fianchi o fra le gambe. Hanno provato ad avere un rapporto sessuale dopo una settimana dall’inizio del problema. Il tentativo era andato fallito perché Francesca non sopportava l’idea di sentirsi spinta da qualcosa che non poteva sentire addosso o dentro. Aveva detto che era stato inquietante e da quel momento Daniele non l’aveva più toccata. In poche altre occasioni, per puro istinto, aveva tentato di baciarla, ma Francesca si era allontanata nel momento in cui si era resa conto che Daniele si era avvicinato più del dovuto.

La loro relazione era andata a rotoli, ma Daniele non l’aveva abbandonata. Continuava ad andare a lavoro e a preparare da mangiare e a insistere perché sua moglie mangiasse insieme a lui. Raramente Francesca mangiava i passati di verdure che suo marito le preparava e quando lo faceva erano solo poche cucchiaiate, ingoiate a forza. Lo faceva solo per non pesare troppo sulla coscienza di Daniele, per dargli una preoccupazione in meno. Lo amava, anche se non riusciva più a sentire nulla sulla pelle, anche se non riusciva a sforzarsi di fare finta che non fosse così.

Daniele aveva pensato di dare finalmente spago a quella collega che da tanto lo corteggiava sul posto di lavoro, che era così gentile con lui, che cercava sempre di stargli attorno, che una volta lo aveva invitato a prendere un caffè o un aperitivo prima di tornare a casa ma che aveva sempre rifiutato per amore di Francesca. Ora Daniele non sapeva più se valesse la pena fare qualsiasi cosa per amore di Francesca, ma lo faceva lo stesso.

Francesca ha perso il lavoro. Il suo ufficio l’ha cacciata fuori a calci nel culo quando ha capito che non sarebbe più tornata. Oltretutto non avevano minimamente intenzione di farla lavorare da casa, quindi la soluzione migliore era liberarsi definitivamente di lei, fare finta che non fosse mai esistita. Al massimo darle la liquidazione, ma niente di più che un vaffanculo tradotto in una somma di denaro a cui Francesca aveva diritto.

Francesca prende dei farmaci per dormire, perché quando è sdraiata sotto le coperte è troppo impegnata a pensare che non sente niente e non capisce dov’è e quindi non sa più addormentarsi e ha bisogno di aiuto. L’aiuto arriva dalle pastiglie che il suo psicoterapeuta le ha prescritto. Sono particolarmente forti, adatte per un caso come il suo in cui la semplice terapia non basta per darle gli strumenti per stare meglio.

Il suo psicoterapeuta, si prende ottanta euro a seduta per dire ovvietà. Francesca è pienamente consapevole di avere a che fare con un incompetente e lo paga solo per avere la compagnia di qualcuno che è pagato per ascoltarla. Francesca lo usa per sentirsi in contatto con qualcuno che non conosce veramente, una cosa che adesso sente di dover fare anche con sé stessa. Non essendo più in grado di sentire niente con le mani, i piedi, le gambe, la faccia, coi genitali, Francesca non è più in contatto con niente se non la sua mente. Se si prendeva la mano sinistra con quella destra, non sentiva la sensazione del tocco della mano destra sulla sinistra, ma solo che la sua mano sinistra si stava spostando senza che il cervello di Francesca lo volesse. La stessa cosa avveniva con il corpo di Daniele, che ormai non era più parte della quotidianità di Francesca. Stava fuori casa il più possibile, rientrava solo per accertarsi che sua moglie non si fosse tolta la vita accoltellandosi da sola, incentivata dal fatto che non avrebbe sentito dolore.

Lo psicoterapeuta di Francesca dice sempre Francesca, lei deve prendere la situazione in mano. Francesca ride di cuore ogni volta che il suo psicoterapeuta usa questa formula. Francesca dice Non posso e poi ride di nuovo.

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